HOMO – HOMINI – LUPUS Riflessioni sull’umano Rassegna Filosofica Ottobre/Novembre 2023

Scritto da il 1 Ottobre 2023

La filosofia torna protagonista a Misano dal 6 Ottobre.

Sette incontri con studiosi di valore per riflettere su ciò che ci rende umani a partire dalla celebre frase: homo-homini-lupus.

Quali sono le direzioni fondamentali, le antropologie, che ci si offrono come alternative in questo bivio di storia planetaria? E quali vogliamo prendere? Domande cruciali per orientarci in questo tempo confuso.

Apre venerdì 6 Ottobre Salvatore Natoli con una lectio dal titolo : “Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te: riflessioni sulla regola aurea”.

Fino a che punto la frase di Plauto, adottata da Hobbes, definisce davvero il rapporto tra gli uomini nello stato di natura? Di primo acchito, a guardarsi intorno, parrebbe di sì. Il mondo è divenuto un teatro di guerra, è in atto una competizione spietata. Oppure, ha ragione Spinoza quando adottando una sentenza di Cecilio mostra che il rapporto tra gli uomini potrebbe e dovrebbe essere quello di homo homini Deus? Di certo, in tutte le culture e religioni ricorre quella che viene comunemente chiamata regola aurea: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Nella sua prima formulazione comanda agli uomini di non nuocersi reciprocamente, ma ne esiste anche una versione positiva: fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te. Dunque, tra gli uomini vi è un originario rapporto di reciprocità, una comune appartenenza e a testimoniare l’unità del genere umano è l’Adam biblico. Il filosofo cercherà di mostrare come la regola aurea non solo stia alla base di tutte le morali, ma sia posta in natura a salvaguardia del genere umano.

Venerdì 13 Ottobre è in arrivo Enzo Bianchi monaco cristiano e affermato saggista italiano, fondatore della Comunità monastica di Bose, che terrà una lezione dal titolo : “Per un nuovo umanesimo”.

Michel de Certeau, teologo e antropologo, instancabile viaggiatore attraverso paesi, culture e persone diverse, riteneva che il primo, fondamentale cammino di umanizzazione consistesse nell’avere «il gusto dell’altro»: per lui l’altro è «l’irriducibile e colui senza il quale vivere non è più vivere». In questo senso possiamo declinare il rapporto tra noi e gli altri come una relazione dinamica in cui entra in gioco anche la dimensione temporale. Ovvero, oggi io sono quello che altri sono stati prima di me e, a loro volta, gli altri possono diventare quello che io sono o ero a un certo punto della mia vicenda umana…

Sì, nella dialettica tra noi e gli altri si gioca il difficile equilibrio, mai raggiunto pienamente, tra identità e convivenza, tra soggettività e comunità. In che modo non solo conservare ma innanzitutto riconoscere e coltivare la propria identità senza collocarla in rapporto dinamico con l’essere accanto, prossimi al diverso? E come convivere in un confronto civile tra persone, etnie, religioni, spiritualità, etiche, culture diverse senza aver chiara consapevolezza della propria identità e di come questa si sia venuta formando proprio attraverso successive, ininterrotte mescolanze con alterità che da lontane si fanno vicine, da estranee divengono familiari? È possibile, in una parola, sperimentare che in definitiva l’altro siamo noi o, per dirla con Paul Ricoeur, cogliere «sé come un altro»?.

Venerdì 20 Ottobre sale il palco dell’Astra Marco Guzzi, filosofo e poeta fondatore dei gruppi Darsi pace che ha scelto come titolo del suo intervento : “L’umano è permanente rivoluzione”.

Oggi più che mai ci risulta evidente la natura metamorfica, e cioè storica, dell’essere umano. E oggi più che mai siamo chiamati a decidere verso quale forma appunto di umanità vogliamo dirigerci. Ci si aprono dinanzi infatti progetti molto diversi, e radicali, di umanità, a volte davvero inquietanti. Quali sono dunque le direzioni fondamentali, le antropologie, che ci si offrono come alternative in questo Bivio della storia planetaria? E quale vogliamo prendere?

Venerdì 27 Ottobre la filosofa Laura Boella interverrà nella rassegna con la lectio dal titolo : “L’empatia oltre l’antitesi di egoismo e altruismo”.

L’empatia è diventata una parola chiave del nostro tempo perché è apparsa una risorsa per gettare un ponte tra l’individualismo sfrenato e il senso di impotenza legato a fenomeni come la globalizzazione, la pandemia, la guerra, la crisi climatica. La capacità empatica permette di ripensare la vecchia antitesi egoismo-altruismo che non fa i conti con l’originaria relazionalità umana. D’altra parte, non basta sostenere che l’essere umano è un animale sociale (oggi si direbbe empatico): l’empatia pone di fronte alle infinite variazioni della relazionalità umana, comporta scelte e impegni basati sul riconoscimento dell’altro come abitante del mondo.

Un gradito ritorno a Misano, venerdì 3 Novembre, è quello di Paolo Ercolani con “Automi connessi : l’umano nella rete”.

La generazione dei nativi digitali vive un paradosso enorme. La più social, quella con maggiori occasioni di relazionarsi col mondo e conoscere un grandissimo numero di persone grazie alla Rete, è anche quella in cui i ragazzi dichiarano di sentirsi soli, inadeguati ad affrontare la vita reale, costantemente sotto la pressione di schermi colorati che non smettono mai di ipnotizzarli, monopolizzando la loro attenzione e colonizzando la loro vita personale. Stiamo parlando della prima generazione di giovani nella Storia in cui la principale causa di morte è il suicidio. La logica commerciale che sottende il più grande business della contemporaneità, impedisce di cogliere tutta la portata di quello che è un problema grave. L’umano è sotto attacco a livello cognitivo, emotivo e relazionale, e la nostra si presenta come l’epoca sciagurata in cui si confonde la comunicazione con la conoscenza, la relazione personale con la connessione fra profili virtuali, la ragione umana con l’intelligenza artificiale. L’uomo è chiamato sempre più a funzionare e meno a pensare. O prendiamo atto di questo problema grave e cerchiamo fin da ora di approntare delle contromisure, oppure gli esseri umani rischieranno di finire ridotti al rango di solitudini comunicanti, docili robot che recitano il copione scritto dall’intelligenza artificiale e governato dagli algoritmi.

Venerdì 10 Novembre, con lo storico Franco Cardini faremo un “Esame di coscienza della cultura Occidentale”.

Di che cosa parliamo quando parliamo di Occidente? Oggi, con la guerra in Ucraina, sembra ritornare in auge un concetto di Occidente tutto geopolitico, dove Europa occidentale e Stati Uniti, difensori di democrazia e libertà, si contrappongono alla ‘barbarie’ orientale, russa e cinese. Ma non è sempre stato così, anzi, e siamo sicuri che questa idea di Occidente, questa alleanza fatta di valori, di economia e di tecnologia militare, duri per sempre? Dai tempi delle guerre persiane, Oriente e Occidente sono fratelli coltelli, amici e nemici, sogno e incubo. «L’Oriente è l’Oriente, l’Occidente è l’Occidente: e nessuno potrà mai accordarli», dichiara Rudyard Kipling al tempo della fondazione dell’impero britannico d’India. Sulla base dei troppi malintesi generati dal loro confronto sono emersi anche ‘ismi’ ideologici, tanto accaniti tra loro quanto ambigui: orientalismo e occidentalismo, avvolti nel dilatare delle loro contraddizioni. Già Oswald Spengler aveva decretato il ‘tramonto dell’Occidente’; ma immediatamente, dietro l’Occidente-Europa spengleriano, se n’era andato profilando un altro, quello americano, che dopo aver soggiogato il Pacifico si apprestava a trangugiare anche l’Atlantico: Leviathan di terra e di mare secondo Carl Schmitt, contrapposto a Behemoth, compatto Oriente tutto terragno. Ma intanto però, altrove, dal Giappone alla Cina e all’India si andavano proponendo altri Occidenti, fondati su presupposti differenti da quello euroamericano e portatori di altre ‘modernità’. Con la guerra in Ucraina, la Russia viene definitivamente spostata verso l’Asia ed esclusa dalla sua dimensione cristiana ed europea. Ma questa definizione di Occidente ha senso o è soltanto utile oggi per ragioni strumentali?

Chiusura, venerdì 17 Novembre, con Ivano Dionigi e un titolo che ci riporta agli eventi drammatici di questi ultimi tempi : “Il grido della natura”. Chi è Dedalo, l’architetto del mondo, l’uomo o la natura? Secondo Lucrezio (I sec. a. C.), autore del poema filosofico Sulla natura (De rerum natura), tra la forza dell’uomo e la forza creatrice e distruttrice della natura c’è una costante competizione. L’uomo con la tecnica colma le lacune e corregge i difetti della natura, e con le arti manuali e liberali raggiunge il vertice del progresso. Ma questa non è vera gloria: perché tra lo stato di natura e lo stato di civiltà si crea un drammatico contrasto. Arti e tecniche – e soprattutto con la scoperta della proprietà e del capitale (res) – infrangono l’equilibrio dello stato originario di natura e innescano una spirale irreversibile, un meccanismo perverso, una proporzione inversa tra progresso materiale e regresso morale. L’unica tecnica (ars) positiva e salvifica – che cura l’ignoranza e dissolve paure e passioni – è la filosofia (sapientia), che consente il vero progresso: quello interiore.

Gli incontri si terranno presso il Cinema Teatro Astra, via D’Annunzio 20, inizio alle ore 21.00

Sul canale VIMEO della biblioteca saranno disponibili successivamente le registrazioni

Ingresso libero sino ad esaurimento posti, senza prenotazione

info. Biblioteca 0541-618484 – IAT Misano 0541-615520
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