UN AUTORE CON TE’ – Nicola Ravera Rafele presenta “Il senso della lotta” (Fandango) – Domenica 23 aprile ore 17,30 – SPAZIO°Z di Radio Talpa – Via Del Prete, 7/A – Cattolica

Scritto da il 13 Aprile 2017

SPAZIO°Z di Radio Talpa, via Del Prete, 7/A – Cattolica. Ingresso libero fino ad esaurimento posti – Diretta radio su www.radiotalpa.it

Gli anni Settanta (complice anche il 40° del Movimento del ’77) sono la traccia e lo stimolo da cui partono molti romanzi italiani in libreria. Tra i più importanti “Il senso della lotta” (Fandango) di Nicola Ravera Rafele, candidato al Premio Strega 2017 (presentato da Filippo La Porta e Paola Mastrocola). Il romanzo ha avuto ottime recensioni su televisioni e giornali; l’autore sta presentando il libro in numerose città italiane riscontrando un notevole successo.

L’autore, che è anche sceneggiatore, è figlio d’arte: il padre, Mimmo Rafele è un noto regista e sceneggiatore e il nome della madre Lidia Ravera, scrittrice, è legato a “Porci con le ali”, emblema della rivoluzione sessuale del ’68. Eredità pesante che lui bypassa con l’agilità di chi sa costruire una storia. Nicola Ravera Rafele è una penna lucida, attenta, tagliente e mai banale o noiosa. “Il senso della lotta” si legge come un giallo ma è anche ricco di riferimenti storici molto accurati. La ricerca di Tommaso lo porterà a scoprire quello che davvero è accaduto ai suoi genitori con un finale a sorpresa, ma non a dare un significato a quel che è accaduto negli anni di piombo. Così il figlio Tommaso-Nicola presenta il conto a un’intera generazione.

Difficile per chi non ha vissuto quegli anni, gli anni di piombo, che hanno visto la nascita del terrorismo e delle Brigate rosse, dare un senso a quella lotta, oggi. Ci prova un orfano di terroristi.

Nei giorni dispari della settimana Tommaso va a correre. Allena il fiato, svuota la mente. A trentasette anni ha un contratto a tempo nella redazione romana del Corriere della Sera, una fidanzata esigente, e una zia, Diana, della consistenza di una quercia, che l’ha cresciuto da quando, nel 1983, suo padre l’ha lasciato lì, davanti a casa, prima di scomparire nel nulla, nel bel mezzo di un temporale estivo. Già, perché i suoi genitori, Michele Musso e Alice Rosato, da quelle poche informazioni che ha, sono morti in un incidente, ed erano terroristi. A trentasette anni Tommaso è riuscito a costruirsi una vita normale, a non pensare più al suo tormentato passato. Ma quando una mattina il respiro gli s’ingolfa, e un dottore, diagnosticandogli un attacco di panico, gli chiede se sia figlio di quel Michele Musso, che lui ha incontrato a Grenoble nell’84, qualcosa si rompe, come uno strappo in una rete. Perché quella data fa tanto rumore? Quante versioni esistono della stessa cosa? In quale punto puoi ricucirle insieme senza sentire troppo male?

Con la mano ferma di chi conduce un’inchiesta e l’eleganza espressiva di chi sa come raccontarla, Nicola Ravera Rafele compone un’opera sinfonica per restituire una vicenda familiare che comincia nel 1969 e arriva fino ai giorni nostri. Romanzo borghese, noir letterario, j’accuse generazionale, “Il senso della lotta” è un libro sul presente che fa i conti con il passato, una storia in cui la ricerca della verità ha un prezzo così alto che alla fine sarà difficile separare la salvezza dalla distruzione.

“(…) Noi avevamo gia previsto tutto. La fine degli stati nazionali a favore dei gruppi internazionali der potere economico. Noi stavamo a di: guardate che cosi finisce a schifo. Basta. Volevamo un mondo in cui i rapporti tra le persone fossero veri, non rapporti economici. Un mondo giusto, dove tutti c’avevano di che campare. Te pare ’na cazzata? a me no. Non me pareva ’na cazzata allora, e manco adesso (…) Hanno vinto loro. Noi abbiamo perso, e tu ti sei beccato ’sto mondo de ’nfami.

(…) Eravate davvero piu allegri, come vuole la leggenda? Era davvero un mondo migliore, tu che avevi 18 anni nel 1968, era davvero la liberta e l’immaginazione, e la liberazione sessuale, e la musica e la poesia e Roland Barthes e il free cinema e le avanguardie e le occupazioni? (… ) E per quello, perche quella rivoluzione annunciata si era rivelata un baraccone, che ti sei messo a sparare? (…) Chi ha deciso di mettersi fuori dalla legge aveva intuito meglio degli altri il disastro alle porte? Aveva capito che la liberazione si sarebbe trasformata nella mercificazione del sesso, che la libertà di scelta l’avrebbe realizzata Mediaset aggiungendo tre canali sul telecomando, e che la sinistra italiana era destinata a diventare una forza reazionaria e corrotta? Avevate capito meglio, oppure, al contrario, siete stati voi i colpevoli di tutto questo? Eravate piu seri degli altri o solo piu coglioni?”.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *



Traccia corrente

Titolo

Artista