Omaggio ad Eugenio Finardi (1976): la radio e la musica ribelle
Quando son solo in casa
e solo devo restare
per finire un lavoro
o perché ho il raffreddore.
C’è qualcosa di molto facile
che io posso fare:
è accendere la radio
e mettermi ad ascoltare.
Amo la radio perché arriva dalla gente
entra nelle case
e ci parla direttamente
e se una radio è libera
ma libera veramente
mi piace ancor di più
perché libera la mente.
Con la radio si può scrivere
leggere o cucinare.
Non c’è da stare immobili
seduti lì a guardare.
E forse proprio questo
che me la fa preferire:
è che con la radio non si smette di pensare.
Amo la radio perché arriva dalla gente
entra nelle case e
ci parla direttamente
e se una radio è libera
ma libera veramente
mi piace anche di più
perché libera la mente.
MUSICA RIBELLE – Eugenio Finardi -1976
Anna ha 18 anni e si sente tanto sola
ha la faccia triste e non dice una parola
tanto è sicura che nessuno capirebbe
e anche se capisse di certo la tradirebbe
E la sera in camera prima di dormire
legge di amori e di tutte le avventure
dentro nei libri che qualcun altro scrive
che sogna la notte, ma di giorno poi non vive
E ascolta la sua cara radio per sentire
un po’ di buon senso e voci piene di calore
e le strofe languide di tutti quei cantanti
con le facce da bambini e con i loro cuori infranti
Ma da qualche tempo è difficile scappare,
c’è qualcosa nell’aria che non si può ignorare
è dolce, ma forte e non ti molla mai
è un’onda che cresce e ti segue ovunque vai
E` la musica, la musica ribelle
che ti vibra nelle ossa
che ti entra nella pelle
che ti dice di uscire
che ti urla di cambiare
di mollare le menate
e di metterti a lottare
Marco di dischi lui fa la collezione
e conosce a memoria ogni nuova formazione
e intanto sogna di andare in California
o alle porte del cosmo che stanno su in Germania
E dice: “Qui da noi, in fondo, la musica non è male, quello che non reggo sono
solo
le parole”.
Ma poi le ritrova ogni volta che va fuori
dentro ai manifesti o scritte sopra i muri
Ed è la musica, la musica ribelle
che ti vibra nelle ossa
che ti entra nella pelle
che ti dice di uscire
che ti urla di cambiare
di mollare le menate
e di metterti a lottare
Un doveroso omaggio a Eugenio Finardi. La radio, un inno alle radio libere e
Musica ribelle, una sintesi emotiva tra musica e impegno politico. Parole chiave:
radio libera, libera veramente e ti urla di cambiare e metterti a lottare. L’1 gennaio
1976 iniziano le trasmissioni di Radio Popolare di Milano. Una radio che diventa
subito il punto di riferimento dei movimenti, non solo a Milano.
“Cantano gli Area: «Il mio mitra è il contrabbasso». Naturalmente no, non è
un mitra quel contrabbasso imbracciato dagli Area, ma si capisce bene cosa quel
verso voglia dire e che cosa comunque significhi per chi lo ascolti sulle bande delle
prime radio libere, ai concerti di Re Nudo e ai mille altri organizzati tra il 1970 e
il 1975, nelle scuole occupate, nelle piazze, nei quartieri. Perché di questo si parla
nel presente libro: si parla di cantanti e gruppi musicali che hanno accompagnato
l’aggregarsi dei giovani in mille rivoli, in molti luoghi, in tante forme diverse; e di
questo aggregarsi – della cultura e dei sentimenti che esprimeva – Finardi e
Manfredi e gli altri sono stati una delle manifestazioni: certo tra le più sincere e
aderenti alle emergenze e alle contraddizioni di un percorso che è stato ed è quello
di decine di migliaia di giovani non garantiti e non rassegnati.
Da Alpe di Vicerè
a Parco Lambro a Licola; da Gioia e rivoluzione ai circoli giovanili, alla crisi della
militanza, a Zombie di tutto il mondo unitevi. É una storia pasticciona ed
entusiasta, che sgrana le sue vicende con toni sempre dolcemente enfatici, nella
tristezza come nell’allegria. È una storia che oggi riflette su se stessa e che – anche
attraverso le canzoni dei cantanti e dei gruppi qui antologizzati – fa i conti col
proprio futuro perché non ci siano più dei «tranquilli festival pop di paura»”.
(Dal libro “Area, Finardi, Gianco, Lolli, Manfredi, Sannucci, Stormy Six – MA
NON E’UNA MALATTIA – Canzoni e movimento giovanile” curato da Romano
Màdera con interventi di Paolo Hutter, Giovanna Marini, Gianfranco Manfredi,
Stefano Segre – Savelli Editore – Aprile 1978).