I 100 più grandi autori della musica, la classifica secondo Rolling Stone
Scritto da Mauro Calbi il 20 Agosto 2015
Il primo posto in classifica forse era facile da prevedere, tra i “songwriter” è ormai da decenni considerato la stella più luminosa. E anche secondo la rivista Rolling Stone, Bob Dylan merita la corona di più grande autore di tutti i tempi. La rivista si è presa la briga però di stilare una classifica dei 100 nomi che hanno dato di più alla musica moderna, senza fare distinzioni particolari di genere. Ci sono finiti autori rock e pop, naturalmente, ma anche folk e country, R&B, blues, soul, rap, reggae e funky.
I primi posti subito sotto il “menestrello di Duluth” sono occupati da due dei fab four: Paul McCartney (secondo) e John Lennon (terzo). Chuck Berry, il “primo songwriter del rock & roll” secondo Rolling Stone è quarto mentre al quinto posto troviamo Smokey Robinson, uno dei nomi più conosciuti del soul della Motown records. A seguire, nella top ten troviamo la coppia Mick Jagger e Keith Richards dei Rollig Stones, Carole King e Gerry Goffin, Paul Simon, Joni Mitchell e Stevie Wonder.
Una sola chart per tutti gli autori più influenti della musica dell’ultimo secolo non poteva mettere d’accordo tutti e forse l’assenza di alcuni grandissimi nomi, spicca di più dello sforzo enorme per scegliere tutti gli altri.
Nei primi cento non troviamo, per esempio, Peter Gabriel o nessuno dei Queen (mentre invece c’è Taylor Swift anche se solo 97esima). ‘Relegati’ quasi in cantina invece ci sono autori prolifici e di grande suggestione come Michael Jackson (34esimo posto) Bono e the Edge (35esimo), Kurt Cobain al 54esimo o James Taylor al 69esimo. I Rem di Michael Stype all’85esimo posto e Bolly Joe Armstrong dei Green Day al 93esimo.
Il monopolio della classifica, inoltre, è quasi tutto (comprensibilmente) di americani e inglesi con rarissime eccezioni (Bart Bacharach su tutti). Al suo interno si trovano anche moltissimi nomi sconosciuti ai più dei “non addetti ai lavori”. Si tratta di autori che non sono stati grandi performer o frontmen ma hanno lavorato ‘nell’ombra’ per le case discografiche o per altri artisti, che hanno portato al successo brani scritti da altri. È il caso di Eddie Holland, Lamont Dozier e Brian Holland della Motown records, Ellie Greenwich e Jeff Barry o Jerry Leiber e Mike Stoller (questi ultimi scrissero successi per Elvis e i Drifters) oppure Otis Blackwell, autore di “Great balls of fire” il cui nome è associato alla voce di Jerry Lee Lewis
L’intera classifica con le foto degli autori e le motivazioni delle scelte (in inglese) autore per autore è consultabile al sito http://www.rollingstone.com/music/lists/100-greatest-songwriters
I primi 10
- Bob Dylan – La visione di Dylan dell’America fu trasformativa. Nessuno posizionò l’asticella così in alto o ebbe un impatto più grande” Scrive Rolling Stone per incoronare il più grande cantautore
- “Sir Paul è il più grande melodista della musica Pop con un vasto repertorio che include molti tra i più suonati e amati brani dell’ultimo mezzo secolo”
- La padronanza di composizione di John Lennon era assoluta e assolutamente originale. Assieme a Paul McCartney rivoluzionò non solo la musica, ma il mondo”.
- “Fu il primo cantante-cantautore del rock’n roll e anche il primo eroe della chitarra nella storia della musica. Le sue canzoni erano brevi e mitiche”
- “Il genio melodico e lirico del dietro le più grandi canzoni della Motown è il più innovativo e influente artigiano della melodia di tutti i tempi”
- “Definirono i componenti essenziali dei una canzone rock – verve maligna, un riff indimenticabile e un coro esplosivo – e fissarono un paradigma da seguire per i rocker del futuro”
- “Furono la coppia di cantautori più prolifica del pop e, cosa ancor più impressionante, mantennero la sequenza di successi anche dopo la fine del loro matrimonio”
- “Per la generazione cresciuta durante gli anni ’60 e ’70 rivaleggiò con Bob Dylan nel creare uno specchio per il loro viaggio dall’innocenza della giovinezza alle difficoltà della maturità”. Come per Bob Dylan, RS sottolinea come, dopo il divorzio da Art Garfunkel, Simon abbia saputo passare “senza sforzo da uno stile all’altro con paria attenzione al ritmo e alla melodia, qualità rara tra gli artisti emersi nella ‘folk era’”
- “Con le sue liriche chiare e personali spinse oltre il cantautorato ‘confessionale’ verso un’intimità quasi conflittuale e brutale”
- Per qualsiasi tipo di sua composizione, “dalla narrazione sociale all’amore fino all’insulto, ha attinto costantemente da tutte le emozioni umane e dagli avvenimenti”
di Matteo Marini
Giornalista freelance
Renzo Di 9 Agosto 2016 alle 19:56
Lasciamo perdere, che è meglio.