Aveva 57 anni. Tra i protagonisti della sua musica spesso gli ultimi: agricoltori, muratori, mendicanti. Scoperto dalla Francia, la consacrazione all’Olympia
Le ragazze che fanno la fila per essere prese a giornata al mercato di Porta Palazzo, l’uomo che tende la mano al semaforo per chiedere l’elemosina, i seminatori di grano venuti per lavorare, migranti di ieri e quelli venuti in una barca scura, migranti di oggi. E poi il muratore che ha lavorato tutta la vita alle case degli altri e tutta la vita ha sognato “una casa in collina” e gli amanti di Roma “che sono tanti ma quanti, chissà”. E’ questa l’umanità raccontata da Gianmaria Testa, cantautore piemontese, morto oggi dopo una lunga malattia. Aveva 57 anni. Aveva lasciato un impiego sicuro nelle ferrovie, era capostazione, per la musica, ma a quel mondo delle sue origini, quella delle campagne del cuneese dove era nato in una famiglia di agricoltori, aveva continuato negli anni a dedicare canzoni, molte anche in dialetto. Amato molto in Francia si è esibito varie volte all’Olympia di Parigi, vero tempio della canzone.
( Liberamente tratto da Repubblica )