CEM 3.0 campi elettromagnetici di terza generazione
di Fausto Bersani (docente di Fisica e consulente Federconsumatori Provincia di Rimini)
I pericoli Tutti i pericoli della telefonia cellulare. Consigli intelligenti per un uso informato e consapevole
Il problema dell’inquinamento elettromagnetico sta vivendo la sua terza stagione.
CEM 1.0
Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, vennero pubblicati alcuni studi che svilupparono nell’ambiente della ricerca e nell’opinione pubblica la prima percezione del rischio sui possibili effetti nocivi dei campi elettromagnetici (CEM) sulla salute dell’uomo.
Va precisato che all’epoca l’attenzione era quasi esclusivamente rivolta verso i campi elettromagnetici, cosiddetti, in bassa frequenza, tanto per intenderci quelli prodotti dalla rete elettrica.
A ciò fece seguito l’emanazione dei primi decreti, nei quali tuttavia ancora non si parlava di principio di precauzione, ma ci si limitava a valutare l’ipotesi di effetti acuti, quali gli effetti termici o le scariche elettriche.
Negli stessi anni prese il via, proprio nella nostra provincia, uno storico contenzioso, con i riflettori puntati a livello nazionale, tra il gestore della rete elettrica ed alcuni cittadini che abitano in prossimità dell’elettrodotto Forlì – Fano. Tutti i gradi di giudizio concordarono sulla dimostrazione scientifica dell’esistenza di un nesso causale tra le patologie lamentate dai ricorrenti ed i campi magnetici generati dall’elettrodotto.
CEM 2.0
Bisogna attendere il 2001 con la Legge Quadro n.36, destinata sia ai campi in bassa frequenza che a quelli in alta frequenza – questi ultimi tipici delle telecomunicazioni – per trovare alcune importanti distinzioni.
Vengono infatti definiti il limite di esposizione, per la tutela della salute da effetti acuti, il valore di attenzione, inteso come valore di immissione che non deve essere superato negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze prolungate, per la protezione da possibili effetti a lungo termine e gli obiettivi di qualità, per la progressiva minimizzazione dell’esposizione.
Siamo nella fase della seconda generazione dei campi elettromagnetici, esplode la diffusione dei cellulari, i ripetitori radio e TV vengono affiancati da quelli della telefonia mobile. Nascono nuovi termini, come stazione radio base. La popolazione avverte in modo significativo la problematica, si costituiscono comitati e le aspettative per i futuri decreti attuativi sono molto alte.
Inoltre nella Legge Quadro, facendo espresso riferimento agli orientamenti e agli atti dell’Unione europea in materia di inquinamento elettromagnetico, si preannuncia un ulteriore decreto a fronte del quale i fabbricanti di apparecchi e dispositivi, in particolare di uso domestico, individuale o lavorativo, generanti campi elettromagnetici, saranno tenuti a fornire agli utenti, mediante apposite etichettature o schede informative, informazioni inerenti ai livelli di esposizione prodotti dall’apparecchio o dal dispositivo, la distanza di utilizzo consigliata per ridurre l’esposizione e le principali prescrizioni di sicurezza.
Tuttavia, con il passare degli anni, nonostante i buoni propositi, abbiamo purtroppo assistito ad una progressiva erosione del Principio di Precuazione. Le speranze vengono via via disattese.
Ad esempio il valore di attenzione per le radiofrequenze è di 6 V/m (Volt/metro) per i luoghi ove si soggiorna per più di 4 ore. Questo parametro, stabilito dal D.P.C.M. 8/7/2003, venne riferito ad una misurazione su una media di 6 minuti, che è il tempo in cui avviene una compensazione degli effetti termici dei campi elettromagnetici basata sulla vasodilatazione. Un valore che dovrebbe tutelare da possibili effetti a lungo termine viene riferito ad un tempo di reazione del corpo umano nei confronti degli effetti acuti: una vera e propria contraddizione.
Inoltre nulla si dice a proposito dell’inquinamento elettromagnetico generato da sorgenti indoor, ossia di tutti i dispositivi che più o meno coscientemente ci mettiamo in casa ed utilizziamo quotidianamente e che, spesso, generano esposizioni più significative delle sorgenti outdoor.
Come se non bastasse, per i campi in bassa frequenza, vengono introdotti valori di riferimento per il campo magnetico totalmente privi di fondamento scientifico, fino a 50 volte più alti di quanto suggerito a livello epidemiologico per i possibili effetti a lungo termine.
Nel frattempo le ricerche sono progredite.
Il 31 maggio 2011 l’OMS/IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro facente capo all’Organizzazione Mondiale della Sanità) ha incluso i campi elettromagnetici prodotti dalle radiofrequenze tra i possibili CANCEROGENI per l’uomo (classe 2B) smentendo che esistono solo effetti termici. I campi in bassa frequenza già vi facevano parte da tempo.
Le tecnologie prese in esame non si sono limitate alla telefonia cellulare ma, in generale, sono stati valutati tutti i sistemi cosiddetti “wireless” che utilizzano radiofrequenze e microonde. Il documento conclude la disamina richiedendo la necessità di ulteriori approfondimenti scientifici e l’adozione di misure pratiche atte a limitare le esposizioni della popolazione segnalando come fra i principali utenti di queste tecnologie ci siano i soggetti appartenenti alla popolazione giovanile.
Qualche giorno prima della pubblicazione del documento della IARC, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa votò la Risoluzione n.1815 (27 Maggio 2011). In essa si auspica che i paesi membri, attraverso una collaborazione fra i diversi ministeri (educazione, ambiente e salute), intensifichino l’attività specifica di informazione diretta a insegnanti, genitori e alunni per allertarli sui rischi relativi all’utilizzo precoce, sconsiderato e prolungato di cellulari e altri dispositivi elettronici che emettono microonde.
Per i bambini in generale, ed in particolare nelle scuole e nelle classi, sarebbero, ad esempio, preferibili le connessioni internet cablate, come già avviene in paesi quali Austria, Germania, Francia, Canada.
Inoltre, in relazione all’uso privato di telefoni mobili, telefoni DECT (cordless), WiFi, WLAN e WIMAX per computer ed altri dispositivi wireless come i BABY PHONES, si consiglia di fissare, in accordo con il Principio di Precauzione, una soglia preventiva per l’esposizione prolungata a radiofrequenze/microonde, che non superi gli 0,6 Volt/metro riducendola, nel medio termine, a 0,2 V/m, valori nettamente inferiori a quelli previsti dal DPCM 08/07/2003.
CEM 3.0
L’inizio dell’era 3.0 nasce nel 2012. L’allora governo Monti, per agevolare l’industria delle telecomunicazioni e in particolare l’installazione dei ripetitori della telefonia mobile di quarta generazione decise, in carenza di istruttoria e senza alcuna valutazione di carattere sanitario, di intervenire con il cosiddetto Decreto Sviluppo (1), in modo astuto ed indiretto, sui parametri di esposizione.
Tra le disposizioni contenute nel provvedimento si segnala l’articolo 14, avente ad oggetto interventi per la diffusione delle tecnologie digitali.
I limiti di esposizione (20 V/m) continuano ad essere mediati su un qualsiasi intervallo di sei minuti, mentre i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità (6 V/m) saranno da intendersi come media dei valori nell´arco delle 24 ore, creando di fatto un artificio per aumentare i parametri di legge: di notte le antenne hanno emissioni molto basse perché i dispositivi mobili non sono in uso e tali valori compensano i valori più elevati delle ore diurne nel calcolo della media.
La nuova legge prevede inoltre l’adozione di linee guida predisposte al fine di individuare fattori di riduzione della potenza in antenna e fattori di assorbimento dei materiali da costruzione, che dovranno essere applicati nella stima previsionale del valore di attenzione e dell´obiettivo di qualità, mentre fino ad oggi i calcoli previsionali venivano esguiti sulla base di criteri maggiormente cautelativi, ossia immaginando il segnale alla massima potenza prevista ed in campo libero.
Questo per quanto riguarda le sorgenti cosiddette outdoor, tutto tace, o quasi, invece per quanto attiene all’inquinamento indoor, ossia alle sorgenti che possiamo trovare all’interno degli ambienti in cui viviamo. Basti pensare al progetto del Ministero della pubblica Istruzione Università e Ricerca volto a diffondere la digitalizzazione nelle scuole, esattamente in controtendenza con quanto veniva suggerito a livello europeo dalla Risoluzione n.1815 del 2011.
Il 26 febbraio di quest’anno, oltre 70 fra medici, biologi, fisici, ingegneri e ricercatori hanno inviato al governo italiano una lettera aperta dal titolo “Appello per la difesa della salute dalle radiazioni a radiofrequenza e microonde”.
Nel documento si sottolinea come, nell’ultimo decennio, si siano profuse risoluzioni scientifiche e governative, consensi scientifici e documenti di posizione, rapporti di gruppi di scienziati indipendenti e appelli ai governi, al fine di invitare a limitare la diffusione dell’uso di tecnologie di comunicazione senza fili e per promuovere degli standard di sicurezza per i campi elettromagnetici basati sulle evidenze biologiche, con un limite di esposizione che, per i campi in alta frequenza, è stato individuato in 0,6 V/m.
Inoltre si evidenzia come successivamente al documento della IARC del 2011, che aveva classificato la radiofrequenza come “possibile cancerogeno per l’Uomo” in Classe 2B, siano emerse, in poco tempo, nuove evidenze scientifiche del rischio cancerogeno: uno studio epidemiologico svedese (2) e uno studio francese (3), entrambi del 2014, concludono che la radiofrequenza dovrebbe essere classificata come “cancerogeno certo per l’Uomo” in Classe 1 e che gli effetti dell’esposizione a radiofrequenza sono cumulativi.
Il testo si chiude con una serie di inviti ad adottare misure urgenti, tra le quali:
1. abrogazione dell’Art. 14, comma 8, del d. l. 179/12, noto come “Decreto Sviluppo bis”;
2. approvazione di un decreto attuativo della Legge 36/2001 per quanto riguarda i dispositivi mobili;
3. revisione dei parametri di esposizione per tutte le radiofrequenze e le microonde;
4. promozione di investimenti pubblici e detassazione per la connettività in fibra ottica e via cavo che è la tecnologia più efficiente e sostenibile, completamente sicura per la salute;
5. divieto di installazione di reti Wi-Fi nei siti sensibili (strutture sanitarie, scolastiche, assistenziali);
6. obbligo per gli enti locali di adottare piani regolatori dedicati agli impianti radioelettrici attraverso la modifica dell’art. 8, comma 6 della Legge Quadro 36/2001.
Vorrei chiudere questo mio intervento mettendo in evidenza un altro aspetto dei CEM 3.0 di cui si parla poco, ma che a mio avviso rappresenta l’elemento più invasivo. Ciò che mi preoccupa di più è il sonno della ragione che sta annebbiando la mente della gente.
Sia ben chiaro: non sono un integralista che si auspica un azzeramento delle tecnologie di comunicazione, io stesso ne sono un fruitore, posto che personalmente ritengo dovrebbero avvicinare persone che sono lontane e non allontanare persone che sono vicine, ma qui si entrerebbe in un’ulteriore problematica.
Un cellulare può salvare una vita, in caso di emergenza e, in questo senso, rappresenta una tecnologia straordinaria.
Per contro è innegabile che i cosiddetti poteri forti siano riusciti a sedurci al punto da inibire la capacità delle persone di porsi domande.
A fronte del fatto che ricerche indipendenti ci dicono che queste frequenze non sono biocompatibili, ritengo assolutamente necessario che se ne faccia, quanto meno, un uso informato e consapevole.
Colonizzati mentalmente dalle eccezionali prestazioni tecniche di certi dispositivi elettronici, nessuno si pone più il problema se questi possano essere dannosi o meno per la salute. Siamo di fronte ad una deriva pericolosa in cui il livello di attenzione è quasi scomparso.
Nessuno ormai riesce più a far meno di questi prolungamenti artificiali dei nostri arti, il dubbio è stato cancellato dalle coscienze e la scienza spesso affoga nel mare dei conflitti di interesse …..
Il mondo non è pericoloso a causa di quelli che procurano danni, ma a causa di quelli che vedono questo senza fare nulla (A. Einstein)
(Footnotes)
(1) Il 19 dicembre 2012 è entrata in vigore la legge di conversione del decreto legge 18 ottobre 2012 n. 179, noto come decreto sviluppo (legge 17 dicembre 2012, n. 221).
(2) Hardell L. e Carlberg M., Mobile phone and cordless phone use and the risk for glioma – Analysis of pooled case control studies in Sweden, 1997 –2003 and 2007 –2009, in Pathophysiology, pubblicato online il 28 ottobre 2014.
(3) Coureau G. e altri, Mobile phone use and brain tumours in the CERENAT case-control study, Occup Environ Med doi:10.1136/oemed-2013-101754.