CAMPAGNA #HOMELESSZERO – Testimonial Richard Gere

Scritto da il 18 Ottobre 2016

La proposta di campagna di sensibilizzazione #HomelessZero, è stata lanciata il 10 dicembre 2015 dalla Fiopsd (Federazione italiana organismi per le persone senza dimora) in occasione della presentazione dei dati “dell’Indagine sui Senza Dimora” e delle “Linee di Indirizzo per il Contrasto alla Grave Emarginazione Adulta in Italia” ed è patrocinata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Obiettivo: porre fine alla estrema povertà in cui vivono oggi oltre 50 mila persone (Istat-Fiopsd 2014). La campagna è rivolta al mondo politico, dell’associazionismo, del lavoro, della salute, alla società civile e all’opinione pubblica per richiamare la loro attenzione e invitarli a partecipare attivamente in una logica di welfare generativo alla messa in campo di azioni coordinate in cui le persone senza dimora siano parte integrante e che abbiano come finalità il riconoscimento della dignità umana e l’esigibilità dei diritti inviolabili già riconosciuti dalla Costituzione Italiana.

Per meglio comprendere il fenomeno “homeless”, l’attore americano Richard Gere ha realizzato una sorta di esperimento sociale confondendosi nelle vesti di un senza dimora tra la gente di New York. Il risultato è il suo docu-film “The time out of mind”, che ha presentato al Taormina Film Festival questo luglio, dando il via alla campagna di sensibilizzazione della Fiopsd intitolata: #HomelessZero.

Gere ha anche girato a Roma uno spot promozionale a supporto della campagna, invitando gli altri attori a fare altrettanto.

“L’obiettivo che per noi rimane ancora molto alto – afferma Cristina Avonto presidente nazionale della Fiopsd – è che di questo fenomeno se ne parli tra le persone anche al di fuori dei contesti consueti. La lotta alla povertà è certamente un tema di cui ci si deve occupare trasversalmente, che deve assolutamente uscire dalla nicchia per riuscire ad essere conosciuto tra tutti e, quindi anche da chi gravita in ambienti completamente diversi. Solo in questo modo possiamo contribuire ad un cambiamento culturale che sfati pregiudizi, stigmi e luoghi comuni. La gente deve sapere che parliamo di persone a cui deve essere restituita la giusta dignità. Sperimentandolo già con i risultati di Housing First, il nostro intento è proprio quello di intercettare tutta una serie di realtà molto distanti dal tema provando ad aprire dei confronti con un linguaggio nuovo che possa sensibilizzare tutti”.


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